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Porte Aperte alla SIOV. Partecipa alla sessione aperta di Casi Clinici. Domenica 12 Dicembre 2021

Partecipa alla sessione aperta e gratuita di discussione di casi clinici dal vivo.

La sessione è riservata a medici veterinari esperti in omeopatia.

L’orario dell’incontro è dalle 9:30 alle 13:00.

Data: domenica 12 Dicembre 2021.

La piattaforma On lIne è Webex.

Invia la tua adesione alla segreteria SIOV e riceverai il collegamento Webex all’evento.

email: segreteria.siov@gmail.com

Seminario di Omeopatia Veterinaria a Napoli aperto a tutti. Sabato 15 Giugno 2019.

locandina smal NAPOLI

La SIOV in collaborazione con CEMON e LUIMO organizza un seminario informativo sull’Omeopatia Veterinaria aperto a tutti. La sede dell’evento è in Via Gramsci 18 a Napoli, sede delle prestigiosa associazione di Omeopatia Classica LUIMO.
PROGRAMMA:
9:30 Registrazione dei partecipanti
10:00 Introduzione ed apertura dei lavori: come una donna di scienza può incuriosirsi ed innamorarsi del paradigma dell’omeopatia – Chiar.ma Prof.ssa Lucia Francesca Menna
10:45 Omeopatia: cos’è e da dove viene – Dott. Roberto Orsi
11:30 Coffee break offerto da CEMON
12:00 Luoghi comuni sull’Omeopatia: sfatiamoli attraverso esempi clinici – Dott.ssa Barbara Rigamonti
12:45 Alcune buone ragioni per diventare omeopati – Dott.ssa Maria Desiderata D’Angelo
13:30 Pausa pranzo
14:30 Cos’è veramente il rimedio omeopatico? – Dott.ssa Maria Desiderata D’angelo
15:00 Omeopatia atto medico: la situazione normativa in Italia e in Europa – Dott. David Bettio, Dott. Roberto Orsi
15:30 La storia e le prospettive della Scuola SIOV – Dott. David Bettio, Dott.ssa Barbara Rigamonti
16:00 Il nostro lavoro quotidiano: racconti di esperienze cliniche in
Omeopatia veterinaria ed interazione con il pubblico – Dott.ssa Maria Desiderata D’Angelo, Dott. Roberto Orsi, Dott.ssa Barbara Rigamonti
17:00 Conclusione dei lavori
Per informazioni : info@luimo.org – 081.7614707

MEDICINA OMEOPATICA : IL TORTUOSO CAMMINO DEL SAPERE MEDICO. Lettera a Fnovi di Dr. Battigelli

Nel 1773 Lazzaro Spallanzani aveva osservato che in una stanza totalmente buia gli uccelli notturni erano incapaci di volare mentre i pipistrelli lo facevano senza difficoltà. Rimase sbalordito nel constatare che i pipistrelli accecati erano in grado di evitare ostacoli con la stessa efficienza di quelli con l’apparato visivo integro. Nel 1798 lo sperimentatore svizzero, Charles Jurine, tappò le orecchie ad alcuni pipistrelli i quali non erano più in grado di evitare gli ostacoli. I pipistrelli sembravano inoltre silenziosi inducendo così ad affermare che il loro udito aveva in qualche modo a che fare con la capacità di orientarsi. Queste deduzioni vennero dapprima messe in ridicolo dal mondo accademico e quindi dimenticate.
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Nel 1912 l’inventore Hiram Maxim pensò che i pipistrelli producessero suoni non udibili dagli esseri umani anche se sospettava che provenissero dalle loro ali.
Nel 1938 il problema dei pipistrelli di Spallanzani venne risolto ad Harvard da G.W. Pierce e Donald Griffin , i quali ,utilizzando una strumentazione sofisticata per quei tempi ,riuscirono a registrare suoni emessi dai pipistrelli con frequenze più altre rispetto allo spettro udibile dall’uomo. La dimostrazione che i chirotteri erano in grado di utilizzare certe frequenze sonore fece cadere ogni dubbio e pregiudizio che impediva di capire l’esistenza di un sonar biologico . Da qui si aprì la ricerca e le applicazioni tecnologiche non tardarono ad assere realizzate.
Nel 1910 Walter Cannon introdusse nel mondo accademico il concetto di stress per indicare una reazione di allarme prodotta nell’organismo da uno stimolo esterno . Nel 1936 Hans Selye pubblicò sulla rivista “ Nature “ gli esperimenti su animali che descrivevano una sindrome prodotta da diversi agenti nocivi e caratterizzati da una medesima reazione indipendente dalla natura della sostanza utilizzata. Identificò l’ipertrofia surrenalica , l’atrofia del timo e la presenza di ulcere gastriche negli animali da esperimento. Questa sindrome generale di adattamento descritta da H.Selye fu discussa e criticata da generazioni di ricercatori e dallo stesso Cannon che negava la possibilità che ipofisi e surrene potessero fornire resistenza e adattamento dell’organismo ,mancavano inoltre le evidenze di basi neuro umorali. L’emergere di nuove idee di immunologia e di neuroendocrinologia proseguì lentamente e solo nel 1968 ,dopo dieci anni di ricerche e dopo aver manipolato una notevole quantità di frammenti di ipotalamo di pecora ,R.Guillemin pubblicò su Science la scoperta del TRH (Tireotropic Releasing Hormone). Nel 1981 W.Vale annunciò la scoperta del CRF(Corticotropin Releasin Factor) rendendo così evidente che le manifestazioni biologiche e le intuizioni di Selye avevano un fondamento neuro endocrinologico.

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Samuel Hahnemann pubblicò la prima edizione dell’Organon in lingua tedesca nel 1810, la sesta ed ultima edizione risale invece al 1842. In questa opera si ritrovano i principi e gli esperimenti condotti da Hahnemann sull’utilizzo dei rimedi omeopatici diluiti e dinamizzati e prescritti secondo il principio di similitudine. Da allora l’omeopatia è stata applicata alla medicina dell’uomo e degli animali . W.Lux (1777-1849), professore di scienze veterinarie all’Università di Lipsia dal 1806,introduce nel 1823 il metodo omeopatico negli animali domestici e successivamente dedica a S.Hahnemann il primo tomo della rivista Zooiatris.
Lux introdusse anche il metodi dell’isopatia nella cura degli animali.
L’omeopatia ha subito e tutt’ora deve confrontarsi con un agguerrito ostracismo e un atteggiamento pregiudiziale da parte di una componete della comunità scientifica .
Nonostante le evidenze empiriche della sua applicazione in campo medico e veterinario e dello stato di avanzamento della ricerca di base si persevera nel rallentare,se non ostacolare,il cammino della ricerca di base e quella clinica che devono procedere a rilento e con grandi difficoltà.
Non è certo questa la sede per ripercorrere e valutare tutti gli studi e gli esperimenti fin qui condotti e che si possono rintracciare nelle varie banche dati per affermare la plausibilità dell’omeopatia e procedere nella ricerca della conoscenza.

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Basti ricordare gli studi condotti in Italia a partire dalle proprietà chimico fisiche delle soluzioni ultradiluite e dinamizzate (omeopatiche) condotte presso l’Università Federico II di Napoli dal Prof. Vittorio Elia;gli esperimenti condotti sulle piante e sui semi dalla Prof.ssa Lucietta Betti all’università di Bologna; gli studi di fisica del Prof. Del Giudice e del Prf. Preparata ; gli studi su animali e su modelli cellulari del Prof.Paolo Bellavite all’università di Padova e molti altri sparsi per il mondo. Recenti studi tutt’ora in corso si stanno indirizzando verso tecnologie sempre più sensibili come la cromatografia liquida al alta prestazione (HPLC), la Dynamic Light Scattering (DLS) o Photon Correlation Spectoscopy (PCS), e la miscroscopia elettronica a scansione (SEM) per valutare la presenza di nanoparticelle e di segnali nelle soluzioni ultradiluite e dinamizzate (omeopatiche). Anche in veterinaria ci sono studi clinici interessanti sotto tutti i punti di vista , dagli spunti critici della metodologia applicata fino ai dati emergenti. Ci sono quindi metanalisi con tutti i limiti del caso e le cui conclusioni evidenziano più che altro come procedere per progettare studi più adeguati per risolvere i problemi dei bias da pubblicazione che ostacolano l’emergere di robuste evidenze.
Neppure si vuole entrare nel merito di una critica inutile quanto sterile e che non ha portato ad alcuna conclusione se non a proclami privi di efficacia . Infatti la metanalisi di Egger et al. pubblicata su Lancet 366, December 17/24/31, 2005 , uno dei capisaldi che avrebbero decretato la fine scientifica dell’omeopatia, si basa su 8 trials di cui solo due hanno le caratteristiche proprie del paradigma Hahnemanniano di terapia omeopatica individualizzata e di similitudine. Anche il più recente Autralian Report della NHMRC è alquanto controverso sulle scelte di inclusione ed esclusione dei lavori allocati quanto per le epurazioni dei ricercatori in corso d’opera. Così che ,dopo l’iniziale enfasi, il peggio sembra passato.
Negli animali e nelle piante si riscontrano effetti biologici e clinici che difficilmente sono riconducibili all’effetto placebo così spesso invocato dai detrattori dell’omeopatia.
Nel frattempo l’omeopatia continuerà ad essere applicata nell’uomo e negli animali da medici e veterinari competenti che in base alla propria esperienza siano in grado di valutare e gestire le differenti condizioni cliniche in cui l’omeopatia è indicata.
E’ superfluo ricordare come la sicurezza dell’applicazione dell’omeopatia ,a fronte di un vuoto normativo adeguato, sia in parte tutelata dalla deontologia medica e veterinaria attraverso l’atto medico ,dalla regolamentazione dei medicinali omeopatici da parte dell’AIFA e dalla legislazione sul farmaco da parte del Parlamento Europeo.
La storia del rifiuto di idee , poi rivelatesi corrette, dovrebbe indurci a procedere con più cautela nel liquidare troppo sbrigativamente ciò che all’apparenza dell’umana comprensione si mostra incomprensibile,specialmente in una branca della scienza come la medicina dove anche pochi casi ben documentati dovrebbero indurre a più serie considerazioni.
Dott. Alessandro Battigelli

Lettera SIOV a 30 Giorni, rivista ufficiale FNOVI

logo siov4Il numero di Maggio di 30 Giorni, il mensile del medico veterinario, organo ufficiale di informazione veterinaria di FNOVI ed ENPAV, è interamente dedicato alle medicine complementari.

Essenziale, chiaro e partecipato l’editoriale a firma del Pres. Gaetano Penocchio, in cui viene ribadito il concetto che esistono una sola salute e una sola medicina e che pregiudizio e facili ironie appartengono ad una comunicazione irresponsabile; in cui si fa appello alla Evidence Based Medicine e al diritto del sanitario di essere informato su tutte le possibilità terapeutiche, anche quelle che, in scienza e coscienza ( e “non per ignoranza, comoda consuetudine o pigrizia intellettuale”), non ritiene di prescrivere; in cui, infine, viene con netta evidenza sbugiardato il mito dell’acqua fresca, tanto caro ai detrattori delle medicine complementari.

Il dialogo medicine tradizionali e complementari deve esistere, deve continuare dove è stato avviato e deve nascere dove invece prevalgono le resistenze e i conservatorismi aprioristici.”

Ringraziamo il Presidente FNOVI per il suo editoriale e perché non si è mai negato al dialogo, all’interesse, al confronto; senza la sua presenza e la sua disponibilità le medicine complementari in veterinaria avrebbero avuto meno spazio, minore visibilità e non si sarebbero emancipate anche da un punto di vista normativo e politico.

Segue l’articolo della collega Dott.ssa R. Benini, che fa chiarezza sulla questione normativa, insiste sul concetto di One Health e di medicina integrata in cui le medicine complementari hanno un ruolo cardine, prosegue intervistando alcuni colleghi tra i più noti utilizzatori delle medicine complementari. Termina enfatizzando l’importanza della formazione in questo settore, che è un punto focale e di cui ci pregiamo di essere un fiore all’occhiello della veterinaria.

Da ultimo, l’articolo del Prof. G. Re, che ci ha lasciati invece perplessi e delusi. Spiace che il professore non si sia rivolto agli interessati, i colleghi impegnati da anni sul fronte delle medicine complementari, per acquisire quel materiale che forse avrebbe potuto fargli modificare alcune delle sue convinzioni e quindi delle conseguenti sue affermazioni. Recenti ricerche ( è di pochi giorni fa un seminario tenutosi a Bologna dal titolo Omeopatia, biologia, efficacia clinica. Alle basi della similitudine, ai cui atti rimandiamo) sembrano confermare che lo “stimolo o inibizione di recettori, trasduzione del messaggio, inibizione di enzimi o canali ionici” e tutto ciò che si scatena quando si introduce un farmaco/molecola nell’organismo animale possa avvenire anche in assenza della molecola stessa e che il “segnale” quindi possa essere anche slegato dalla massa fisica.

C’è poi un errore metodologico nelle affermazioni del Professor Re: è inesatto e riduttivo dire che secondo la medicinaHhahnemanniana l’effetto terapeutico aumenta proporzionalmente al diminuire della dose e per ogni diluizione si ottiene un potenziamento dell’azione. La scelta della diluizione è un atto terapeutico complesso, strettamente connesso alla prognosi, che non si può spiegare con questo semplice assunto (e infatti i corsi formativi in Omeopatia sono di almeno 3 anni). Si tratta in questo caso di una spiegazione superficiale legata ad un semplicistico luogo comune, a cui chi scrive un articolo non dovrebbe affidarsi.

Riguardo al numero di Avogadro, sempre invocato per inneggiare alla famosa ”acqua fresca” di cui sopra, è evidente ormai alla comunità scientifica che non sia un ostacolo, in quanto è ormai dimostrato che le diluizioni omeopatiche hanno un assetto biofisico differente se preparate a partire da una sostanza o se contenenti solo acqua diluita e dinamizzata; inoltre gli effetti biologici sono evidenti anche a diluizioni superiori alla 12 CH (oltre la quale le probabilità di trovare una sola molecola del principio attivo di partenza sono pressochè nulle), vedi gli studi condotti dal Prof. Bellavite, dal Prof Elia, dalla Prof Betti.

In realtà è proprio la fisica quantistica che sta dando ampiamente ragione agli omeopati!

E per quanto riguarda la meta-analisi del 2005, tanto cara ai detrattori dell’Omeopatia, è ormai assodato quanto fosse pilotata e viziata, fatto questo riconosciuto anche da studiosi lontani dall’Omeopatia. E su questo si trovano numerosi articoli, raccolti sul sito della Federazione delle Associazioni e dei Medici Omeopati http://www.fiamo.it

Sempre per iniziativa della FIAMO è stata finalmente realizzata la prima banca dati tutta italiana dedicata al settore, accessibile a chiunque voglia consultare le pubblicazioni più importanti e affidabili. Il database è consultabile all’indirizzo http://databaseomeopatia.alfatechint.com/ ed è un lavoro nato con l’obiettivo di rendere più facilmente accessibile la consultazione delle ricerche più importanti in omeopatia. Tale database raccoglie ben 1087 studi e revisioni su medicinali omeopatici pubblicati, indicizzati dal 1949 a oggi, afferenti all’intera letteratura medico scientifica a prescindere dall’esito. Tra questi, figurano 16 meta-analisi, 244 studi randomizzati in singolo o doppio cieco versus placebo o farmaco di confronto, ricerca di base chimico fisica, studi preclinici, revisioni sistematiche con meta-analisi, agro-omeopatia, ecc.

Esortiamo quindi tutti i Colleghi a cogliere il nostro invito accorato a riflettere con mente libera da pregiudizi sulla possibile risorsa rappresentata dal paradigma omeopatico per la nostra Professione proprio ora, nel momento in cui tutte le istituzioni sanitarie all’unisono segnalano un grave allarme in materia di antimicrobico resistenza; il futuro della medicina veterinaria non potrà esimersi dal guardare con attenzione ad ogni possibile strada che appaia diversa da quella che ci ha portato ai gravi problemi con cui oggi ci dobbiamo confrontare.

CD SIOV